Quando, il 27 gennaio 1945, l'Armata Rossa dell'Unione Sovietica liberò il campo di concentramento di Auschwitz, fece emergere per la prima volta, agli occhi della gente, gli orrori del nazismo.Le immagini riprese dagli operatori sovietici al campo di Auschwitz e quelle degli altri campi liberati dai soldati americani ( Mauthasen, Bergen-Belsen, Treblinka, Dachau, Buchenwald ed altri), furono mostrati al processo di Norimberga come prova contro i crimini nazisti. Quando l'Armata Rossa varcò l'entrata del lager, nel campo si trovavano solo poco più di 7.000 sopravvissuti (altri erano stati già "evacuati" dai nazisti).
A Norimberga si stimò
la cifra di 5.700.000 Ebrei uccisi, di questi più di tre milioni morirono nei campi di sterminio. Circa 2.500.000 uccisi nelle camere a gas, uomini, donne e bambini i quali corpi vennero fatti sparire attraverso i forni crematori, un altro mezzo milione soccombè invece a fame e malattie, epidemie ed esperimenti medici del famigerato dottor Joseph Mengele.Il resto fu eliminato nei ghetti o da gruppi d'assalto delle SS nei territori occupati. L'idea di processare i criminali nazisti venne ufficilizzata nell'ottobre 1943, quando i ministri degli Esteri di Gran Bretagna, USA e URSS si incontrarono a Mosca. Qui venne emanata una dichiarazione importante, secondo la quale i criminali di guerra tedeschi sarebbero stati puniti per una comune decisione degli Alleati. Questa fu discussa a Londra, dove l'8 agosto 1945 fu firmato l'accordo che istituiva il Tribunale Militare Internazionale, che doveva processare i principali criminali del nazismo. Si pensò a Norimberga, primo per ragioni di spazio, secondo perchè questa era stata la città simbolo del nazismo e della persecuzione contro gli Ebrei.
I processi di Norimberga furono in realtà tredici, ma quello più conosciuto fu il primo, quello fatto ai ventuno alti gerarchi nazisti superstiti, i comandanti militari, gli esponenti del partito ed i responsabili del lavoro forzato e del genocidio.
Il processo durò ben 218 giorni giorni, i capi nazisti erano sul banco degli imputati, mentre i vincitori ( USA, Francia, Gran Bretagna e URSS) erano invece nelle vesti di giudici e della pubblica accusa. Durante il processo, i procuratori ed i loro assistenti si alternarono ad illustrare alla Corte ben dodici anni di regime spietato, in tutti i suoi più terribili particolari attraverso prove documentarie (più di 2.000) e centinaia di testimonianze oculari. Le accuse andavano da crimini contro la pace, a crimini di guerra, crimini contro l'umanità, e cospirazione per commettere crimini. Il TMI definiva crimini contro l'umanità "l'assassinio, lo sterminio, la messa in schiavitù, la deportazione e la persecuzione su basi politiche, razziali e religiose".
Il primo ottobre 1946 ci fu la sentenza e furono pronunciate undici condanne a morte, tre condanne all'ergastolo, due a vent'anni di reclusione, una a quindici, una a dieci. Tre capi nazisti furono assolti.
La data delle esecuzioni era stata prevista per il 16 ottobre. I cadaveri degli alti gerarchi nazisti furono cremati e le ceneri sparse in un fiume imprecisato della Germania. Tra il dicembre 1946 e l'aprile 1949, i procuratori americani processarono 177 persone ed ottennero la condanna di 97 imputati, tra cui medici famosi, membri delle Squadre della Morte, del sistema giudiziario tedesco, del Ministero degli Esteri, dell'Alto Comando Tedesco e personalità del mondo industriale. In seguito, con la Legge 10 del Comando Centrale Alleato, i funzionari delle forze d'occupazione lasciarono che i neo-ricostruiti tribunali tedeschi perseguissero i crimini legati al programma Eutanasia, in quanto sia le vittime che i colpevoli erano di nazionalità tedesca.
Questi processi rappresentarono i primi procedimenti svoltisi in Germania nel dopoguerra. Negli anni dopo l'indipendenza, la RFT e la RDT continuarono a celebrare i processi contro imputati dell'era nazista, ma sembra che i processi tenutisi in Germania, in particolare negli anni Sessanta e Settanta, siano stati molto blandi e sommari. Addirittura, attraverso ODESSA, una rete di ex-gerarchi e criminali nazisti fuggitivi, organizzata da un gruppo di ex-ufficiali delle SS con la collaborazione e l'aiuto di altri soggetti, fu consentita la fuga di numerosi gerarchi nazisti principalmente in America Latina.
L'ODESSA riuscì a mettere in piedi un sistema di corrieri, che riuscirono a far uscire clandestinamente dalla Germania gli uomini delle SS. Alcune persone riuscirono a procurarsi lavoro come autisti dei camion dell'esercito americano sull'autostrada Monaco-Salisburgo, nascondendo i fuggitivi sul retro dei veicoli per farli passare oltre il confine austriaco. Alcuni passavano in Svizzera ed infine salivano su voli aerei civili diretti in Medio Oriente o in Sudamerica. Si percorreva anche la cosidetta "Via dei Monasteri", chiamata così perchè i fuggiaschi riparavano nei luoghi di culto, tra l'Austria e l'Italia, dove parte del clero cattolico anticomunista faceva passare i nazisti ricercati attraverso una serie di "case rifugio" di religiosi.
Ad aiutare i gerarchi in fuga, pare, sarebbero stati alcuni prelati della Chiesa Cattolica ed in particolare i francescani, che nascondevano i fuggiaschi da un monastero all'altro, fino a farli giungere in America Latina, essenzialmente in Paesi senza estradizione e governati da giunte militari di destra. La Chiesa Cattolica, sembrerebbe, ha spesso concesso ad alcuni criminali nazisti, compreso Mengele, il medico torturatore di bambini, il PASSAPORTO DIPLOMATICO DELLA SANTA SEDE con tanto di falso nome.
Lo Stato Italiano, da sempre ossequioso nei confronti del Vaticano, ha sempre ostacolato una completa ricostruzione storica di tutto ciò. Certamente, i nazisti ed il Vaticano condividevano gli stessi "nemici storici": gli EBREI e i COMUNISTI, ma questo non basta a spiegare i motivi di un tale affiatamento. Forse il Vaticano aveva da tempo stabilito accordi segreti con i nazisti che prevedevano una tale forma di assistenza in caso di disfatta.
Secondo un'indagine condotta in passato dal quotidiano genovese "Secolo XIX", "l'immigrazione in Argentina di criminali della Seconda Guerra Mondiale non fu subita passivamente, bensì pianificata ed organizzata dal governo di Juan Domingo Peron, con la collaborazione di ex-ufficiali delle SS e con la complicità della Chiesa". La città di Genova veniva indicata quale luogo di passaggio, soggiorno ed imbarco, di alcuni fra i più noti e sanguinari ufficiali delle SS. Ad occuparsi dell'accoglienza e delle formalità di imbarco verso il Sudamerica erano i sacerdoti, in particolare il francescano ungherese della parrocchia di Sant'Antonio di Pegli, Edoardo Domoter, l'ex ustascia padre Carlo Patranovic, ed il segratario di San Girolamo, a Roma, padre Krunuslav Draganovic.
Partirono da Genova, con copertura del clero, Mengele, Eichmann e Priebke.
La sede centrale era però Roma, dove la Chiesa operava dai propri uffici sotto la copertura della Commissione pontificia di assistenza. Secondo le stime degli storici e dei servizi segreti, furono circa 5.000 i capi nazisti che riuscirono a scappare mediante questa organizzazione, l'Argentina di Peron nel dopoguerra rilasciò all'organizzazione ben 7.000 passaporti in bianco. All'estero poi, ODESSA disponeva di conti bancari segreti, così i fuggitivi nazisti, una volta arrivati nei paesi che li accoglievano, non avevano alcuna difficoltà ad installarsi. I nazisti di alto rango si ritrovavano dei fondi che erano stati trasferiti, tanto che potevano acquistare vasti appezzamenti di terreni per costruire splendide dimore.
Spesso trovavano lavoro nelle società create all'estero dalle industrie del Reich con fondi tedeschi. Nei diversi Paesi i criminali di guerra nazisti ottennero la loro naturalizzazione, usando delle false identità, potendo vivere in perfetta sicurezza. Con i capitali tedeschi vennero create numerose società commerciali: secondo un rapporto del 1946 del dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, furono in complesso 750 le imprese finanziate dagli industriali nazisti: 112 in Spagna, 58 in Portogallo, 35 in Turchia, 214 in Svizzera, 98 in Argentina e 233 in varie altre nazioni.
Gli interrogativi più inquietanti sono: perchè si svolgeva tutto così facilmente? Perchè le potenze occidentali tolleravano tutto ciò? Perchè le blande sentenze dei tribunali tedeschi del dopoguerra? Forse c'erano interessi economici troppo forti con la Germania post-bellica, per cui non valeva la pena intorpidire i rapporti diplomatici? E poi perchè queste fughe avvenivano sempre attraverso l'Italia?
Probabilmente perchè vi si trovava il Vaticano, perchè si disponeva di grandi porti mercantili che non erano sottoposti al controllo militare delle potenze vincitrici, ed infine per la scarsa efficienza dei suoi apparati di Polizia, che tra l'altro avevano valore pressocchè nullo per i criminali di guerra. I servizi segreti poi erano troppo impegnati, in quegli anni, a controllare il fronte dei partiti di sinistra (che apparivano come un pericolo), piuttosto che fare il loro lavoro istituzionale di Intelligence.







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